Di sotto pubblichiamo il discorso del Console Onorario Barlacchi tenutosi al 90° Convegno Internazionale degli Esperantisti a Montecatini Terme del 25.05.2024.
90° CONGRESSO DI ESPERANTO – MONTECATINI TERME – 25 AGOSTO 2024
Bialystok è giovane, frizzante e anche malinconica. È una città dove, fino agli inizi del XX secolo, prosperavano arti e sapere, mercati che profumavano di Oriente e carrozze sempre colme di viaggiatori.
A Białystok nel 1859 nacque Ludwik Lejzer Zamenhof, medico oculista, linguista e glottotèta polacco di origini ebraiche con un unico sogno: inventare una lingua che permettesse di far dialogare popoli diversi, abbattendo i confini sociolinguistici e portando ovunque pace e fratellanza. Una lingua semplice, ma espressiva che appartenesse all’Umanità intera e non ad un solo popolo. Ci riuscì, creò l’Esperanto……IL VOSTRO Esperanto!
Zamenhof, dunque, incarna perfettamente lo spirito polacco; quello dell’essere avanti, dell’essere per tutti. Quello del dialogo includente e della speranza che non muore mai. Molti sono gli illustri uomini polacchi che hanno donato all’umanità virtù, valore e conoscenza: Niccolò Copernico, Jozef Piłsudski, Wladyslaw Anders, Lech Walesa, Karol Wojtyla e perché no, Albert Sabin, anche lui medico, anche lui nato a Bialystok, ed anche lui creatore di qualcosa utile all’umanità: il vaccino contro la poliomielite. Ma il Congresso di oggi richiama inevitabilmente la personalità di Zamenhof quale grande uomo di visione e di intuito pragmatico.
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“Zamenhof faceva parte di una famiglia che abitava nell’area orientale della Polonia”, “Avendo sempre vissuto in un contesto multiculturale, più volte oggetto di sanguinose spartizioni e di violente discriminazioni, si rese conto ben presto che i problemi di comunicazione tra le diverse rappresentanze linguistiche generavano situazioni di conflitto o di incomprensione tra le persone e le diverse comunità. Per questo il suo
sogno divenne quello di costruire una lingua internazionale (che in questi giorni Voi qui celebrate) che diventasse strumento di pace universale. La sua era una visione molto utopica di un mondo in cui tutte le persone, pur essendo nate in luoghi e contesti differenti e mantenendo un legame con la loro terra d’origine, potessero rapportarsi tra loro come esseri umani prima che come membri di una determinata nazione. Per questo Zamenhof immaginava l’esperanto come “la prima lingua di nessun popolo e la seconda lingua di tutti”.
Il lascito di Zamenhof è quindi di profondo valore sociale ed umanistico. La cultura esperantista, infatti, è molto attiva in tutte le arti, dalla poesia alla letteratura, fino al teatro e alla musica, e grazie alla sua logica semplice e maneggevole, si presta a essere usata in anche informatica e nel ramo della linguistica computazionale.
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L’esperanto in Polonia è stato dichiarato patrimonio culturale immateriale ed è oggetto di studio in diverse Università in Europa, negli USA ed in Asia.
Saluto e ringrazio la Professoressa Laura Brazzabeni, Presidente della Federazione Esperantista Italiana, per l’invito a quest’importante assise in questa giornata inaugurale, porgo i miei saluti a tutti i componenti del vostro Direttivo, alle Autorità, alle Eccellenze ai rappresentanti di questa splendida Municipalità di Montecatini Terme, sempre ridente ed accogliente ed ai partecipanti tutti.
Ed auguro alla Vostra ricca Comunità di continuare a diffondere con orgoglio e passione il sogno di Zamenhof nella società e nel mondo.
Dankon kaj bonan laboron!
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